Desperate Housewives, di Marc Cherry

"Cosa nascondono i meandri apparentemente civettuoli e signorili di Wisteria Lane? Quali inquietanti enigmatici segreti si annidano tra le pareti domestiche delle ville in cui si dipanano le esistenze ora problematiche, ora tormentate, ora divertenti - ma senza dubbio mai noiose - delle quattro inconsolabili casalinghe? (Che, a ben guardare, sono cinque! La sensuale maliarda Edie Britt aka Nicollette Sheridan è entrata a buon diritto a far parte dell'inossidabile gruppetto muliebre).

La serie, ben articolata in una sceneggiatura solida e avvincente, poggia essenzialmente sulle ottime performance delle attrici protagoniste, tutte impegnate contemporaneamente anche su altri set o incanalate in espressioni artistiche alternative al cinema.

Le disinibite protagoniste trovano spalla nei rispettivi compagni, dando vita a gag in molti casi irresistibili che sfociano in situazioni sempre più complesse, spesso venate di humour graffiante in sfumature da thriller rosa, non privo tuttavia in alcuni episodi di un discreto tasso di suspense".

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Ottima serie, la mia preferita.
Peccato che le ultime due stagioni siano state deludenti. La stanchezza degli autori inizia a farsi sentire: non ci sono idee nuove e fresche, mancano gli intrecci intricatissimi delle prime serie, manca la suspence e persino i protagonisti sono diventati piatti e noiosi

Hai ragione Francy. In effetti, dopo tante puntate inizia ad esserci una certa carenza di idee e gli intrecci tra gli stessi personaggi sono sempre più 'asfittici' e poco credibili, malgrado alcune riuscite new-entries.
Speriamo che per i prossimi episodi gli autori possano ridare linfa a questa divertente serie.

Non ci spero molto, sai
Quello che mi infastidisce maggiormente è lo stravolgimento dei personaggi.
Orson è stato totalmente trasformato nelle ultime due serie, e così Bree e Katherine. Su quest'ultima ho letto delle anticipazioni che mi hanno lasciata parecchio perplessa.

Concordo. Secondo me gli sceneggiatori non hanno neppure la vaga idea di come proseguire gli intrecci, e finiscono per piegarli di volta in volta al gradimento del pubblico senza curarsi troppo della credibilità degli sviluppi.
Un po' come è accaduto in UP di Pete Docter, geniale e raffinato nell'incipit da antologia, ma poi afflosciatosi in personaggi poco divertenti e in svolte filmiche improbabili, spia di un'evidente carenza di idee che penalizza fortemente un film che sulla carta poteva essere bellissimo.